Politano come Osimhen: esce e s'infuria con Garcia

Gesto di stizza al momento del cambio con Cajuste

Matteo Politano in azione
Matteo Politano in azione
Eugenio Marottadi Eugenio Marotta
Lunedì 9 Ottobre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 17:49
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I primi mugugni si erano visti già durante la partita. Sia sugli spalti, sia in qualche espressione, rimbrotto o gesto plateale da parte di alcuni dei protagonisti in campo. Fino ad arrivare all'ennesima sostituzione mal digerita da un calciatore del Napoli. Ieri è stato Matteo Politano a lasciarsi andare ad un gesto di stizza nel momento in cui ha letto sul tabellone luminoso il numero della sua maglia (21) che doveva lasciare il campo per fare spazio a Cajuste. Era il 12’ della ripresa e l'attaccante - ex Sassuolo - non ha gradito, non ha salutato il compagno e nel lasciare il terreno di gioco ha alzato platealmente il braccio in segno di protesta verso la decisione di Garcia. Il gesto non è passato inosservato: è stato immortalato dalle telecamere ed è diventato virale. Quello di Politano è stato soltanto l'ultimo della lista in quest'avvio di stagione per i campioni d'Italia. Ad inaugurare la truppa degli scontenti per una sostituzione ci aveva pensato Kvaratskhelia a Genova, poi Osimhen a Bologna (poco dopo aver fallito il rigore al Dall'Ara) ed ieri è stato Politano ad iscriversi al «club». 

Poi a fine partita sono arrivati anche i fischi di gran parte dello stadio verso la squadra. Il pesante ko subito ad opera della Fiorentina ieri al Maradona ha riaperto malumori e scetticismo che accompagnano questo Napoli targato Rudi Garcia dall'inizio della stagione.

Soltanto la curva B - al triplice fischio - ha inteso applaudire i giocatori a dispetto di tutto il resto dello stadio che invece aveva già espresso il proprio dissenso per una partita giocata oggettivamente male da parte degli azzurri (complice anche l'ottima prova della Viola di Italiano). 

Non è bastato neppure Osimhen a questo Napoli per recuperare e raddrizzare il match. L'attaccante nigeriano è andato ancora in gol, ha pareggiato momentaneamente i conti, è tornato a battere (e segnare) un calcio di rigore e sopratutto ad esultare dopo una realizzazione. È mancato soltanto il risultato insomma, ma Victor sembra essere tornato. Sotto tutti i punti di vista. Il bomber ha fatto tutto bene, ma troppo spesso è sembrato isolato a predicare nel deserto. Il numero 9 azzurro ha provato comunque a prendersi la squadra sulle spalle, cercando di sfruttare anche le (poche) distrazioni della difesa viola. Non a caso una delle azioni più pericolose del Napoli è arrivata proprio quando Osi ha intuito una corta rimessa laterale di Kayode, fiondandosi a caccia del pallone, eludendo il disperato intervento di Milenkovic e cercando il palo lontano, ma trovando i guantoni di Terracciano. C'è di più. Osimhen è stato richiamato in panchina da Garcia con il Napoli già sotto di un gol nel secondo tempo. A quel punto - dopo il gesto di Politano - tutti gli occhi erano concentrati sulla reazione del nigeriano alla sostituzione. Ed invece Osi non ha battuto ciglio. Ha accettato il cambio, salutando Simeone che prendeva il suo posto.

 

Come spesso capita quando c'è da metterci la faccia ecco che si presenta Giovanni Di Lorenzo. Il capitano ha analizzato il ko con la Fiorentina. «È una brutta sconfitta, patita per altro in casa. La Viola ha giocato meglio e dobbiamo accettare questa cosa, sapendo che bisogna fare di più e meglio. Dispiace per questo stop. Adesso c'è la sosta: non è bello, ma dobbiamo lavorare e cercare di guardare subito avanti. Il nostro obiettivo resta quello di rimanere nelle posizioni di vertice con le altre e giocarci il campionato fino alla fine». Quando si parla di mancanza di «garra», il capitano non ci sta. «Non è che alle prime sconfitte bisogna dire che non abbiamo fame. Come ho già detto dobbiamo migliorare. Stasera (ieri ndR) abbiamo trovato una squadra, la Fiorentina, brava a palleggiare, occupare gli spazi e fare la partita. Dispiace che ora c'è la sosta e non possiamo subito lavorare insieme. Ma al ritorno analizzeremo il ko, perché non possiamo fare partite di questo tipo, proprio qui, in casa, davanti ai nostri tifosi». 

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