«Accenture, la nostra sfida su talenti e innovazione»

La lezione dei manager agli studenti del Liceo scientifico statale Giuseppe Mercalli

La lezione dei manager agli studenti del Liceo scientifico statale Giuseppe Mercalli
La lezione dei manager agli studenti del Liceo scientifico statale Giuseppe Mercalli
di Antonio Vastarelli
Mercoledì 3 Aprile 2024, 12:00
4 Minuti di Lettura

«Siamo un’azienda presente in 120 paesi che si muove, però, come un corpo unico. Siamo guidati dal talento e dall’innovazione e combiniamo tecnologia e ingegno umano per portare valore ai nostri clienti, che possono essere aziende, governi o organizzazioni, accompagnandoli nell’acquisizione di nuove competenze digitali». È Stefano Martino, associate director di Accenture, a raccontare la filosofia dell’azienda in cui lavora agli studenti della IV e V A del Liceo scientifico statale Giuseppe Mercalli di Napoli (seguiti dalla professoressa Silvia Della Moglie), nel corso del primo dei tre incontri previsti dal progetto “Studiare l’impresa, l’impresa di studiare”, promosso dall’Unione industriali Napoli, in collaborazione con Il Mattino e l’Ufficio scolastico regionale.

L'organizzazione 

«I dipendenti di Accenture sono 742mila, di cui 22mila in Italia, dove l’azienda è presente con numerosi uffici e centri d’innovazione», fa notare Martino, sottolineando la capillarità del gruppo nel nostro paese. E la sede di Napoli, aggiunge, «è un fiore all’occhiello: nata oltre 20 anni fa con solo 70 persone, oggi – afferma – ne conta 3mila e svolge un ruolo importante, configurandosi come un polo d’eccellenza in tutte le più moderne tecnologie». Ma la tecnologia non è tutto: nella filosofia aziendale, prima vengono le persone. 

Uno dei punti di forza di Accenture è, infatti, «promuovere lo sviluppo del talento», afferma Marzia Trivellini (learning & development manager). «Forniamo ai nostri dipendenti – spiega – le opportunità per migliorare le competenze tecniche ma anche le soft skills, come la capacità di comunicare, di lavorare in gruppo, di adattarsi ai cambiamenti, che sono particolarmente importanti perché, se sei un bravissimo programmatore, ma non riesci a comunicare con colleghi e clienti, la tua conoscenza è vana».

Trivellini parla di lifelong training, cioè di una formazione continua, che il gruppo realizza con programmi su innovazione, soft skills e lingua inglese, anche attraverso iniziative dedicate ai singoli, per «migliorare le predisposizioni di ciascuno perché – sottolinea – sono le persone a fare la differenza: senza di loro, le aziende sarebbero enti astratti». 

Le opportunità

Sabrina Miraglia (che a Napoli si occupa delle risorse umane), parla del «tempo che Accenture dedica alle nostre persone, con l’obiettivo di espandere le loro opportunità di carriera, ma non solo». I dipendenti sono coinvolti in attività sia ludiche che sportive (feste e tornei) ma anche «in tante iniziative sociali – aggiunge – come, ad esempio, “Donare un sorriso”, grazie alla quale nostri volontari impiegano parte del loro tempo libero in attività benefiche».

Nel suo ruolo, Miraglia si occupa «delle esigenze dei dipendenti: dai trasferimenti in un’altra sede del gruppo ai passaggi da full a part time, ad esempio. Noi cerchiamo di soddisfare le richieste dei dipendenti, perché Accenture è un’azienda attenta al benessere delle sue persone. In quest’ottica, si inquadrano anche i programmi per favorire l’inclusione e valorizzare le diversità». L’indiano Swaroop Buruju, da 9 anni in Accenture, ad esempio, da qualche mese opera nella sede di Napoli «grazie al Global Careers Program – spiega - che dà l’opportunità a tutti i dipendenti di ampliare le proprie conoscenze trasferendosi in un altro paese». 

Lavora nell’ufficio partenopeo anche la brasiliana Erica Pereira, che ha sposato un napoletano, e ritiene che, «spostarsi da un paese all’altro, significa soprattutto imparare a comprendere un nuovo modo di pensare, mostrando capacità di adattamento».

Luciano Fattore, infine, sottolinea l’appoggio avuto da Accenture per la sua famiglia arcobaleno: «Quando io e mio marito abbiamo deciso di avere un figlio con la maternità surrogata – racconta - mi hanno dato la possibilità di trasferirmi temporaneamente negli Usa: oggi siamo due papà con due figli, Angelo e Mariah. Lo Stato non ci riconosce, l’azienda invece sì: mi ha dato anche i congedi parentali e tutte le agevolazioni previste per le mamme, favorendo l’inclusione e valorizzando le diversità concretamente».

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