Luciano Spalletti ha ragione, il Napoli non è una squadra di marziani imbattibili ma ha umanissime debolezze e limiti terreni, come chiunque altro. È la vigilia dei quarti di finale di Champions, di quella che poteva essere la ciliegina sulla torta ma visti gli avversari (Milan e poi, eventualmente, Inter o Benfica) la torta viene voglia di mangiarsela tutta. Se ultimamente sta dando l'impressione di rallentare, è perché sulla strada ha incontrato problemi che fino a qualche settimana fa il Napoli era riuscito a tenere al di fuori del cerchio magico di Castel Volturno, dove giorno dopo giorno gli azzurri costruiscono i loro successi. Che prima o poi arrivasse un contagio di malasorte era inevitabile e il Napoli e il suo allenatore devono difendersi dagli eventi, non soltanto azzannarli come hanno imparato a fare. Ieri Raspadori se ne è stato per conto suo ad allenarsi, dopo due giorni di riposo. Qualcosa non va, Jack ha avvertito un problema a Lecce e da qui la decisione di non rischiare. Oggi si capirà se riuscirà a farcela. Per Raspa c'è ottimismo. Ma intanto sono out Simeone e pure Osimhen, che può tentare in maniera disperata di andare almeno in panchina domani sera, giusto per mettere un po' di apprensione a Pioli a patto che oggi arrivi qualche buona notizia dall'infermeria (c'è un esame strutturale che farà a Pineta Grande). Ma nessun miracolo a Milano. Il muscolo non è guarito del tutto, almeno fino a pochi giorni fa, Osi lavora per conto suo e senza forzare più di tanto. E in ogni caso non si allena con la squadra da 11 giorni. Da quando ha fatto ritorno dal suo tour con la Nigeria. Il rischio di una ricaduta è alto. La sensazione che tornerà con il Verona per poi essere nuovamente titolare tra sette giorni al Maradona, nella gara di ritorno di Champions.
I 22 punti in più, Spalletti lo ripete all'infinito ai suoi, non contano nulla nella sfida di domani sera. Conta chi andrà in campo: e ieri a Pasquetta, dopo il giorno libero, tutto ha fatto Spalletti tranne che fasciarsi il capo. Figurarsi. In questi momenti, Lucianone dà il meglio di sé. Ha piazzato Eljif Elmas prima punta e ha iniziato a provare un tridente inedito e di emergenza con Lozano a destra (nettamente favorito su Politano) e Kvara a sinistra.
Per il resto, il dado è tratto un po' dovunque: Olivera al posto di Mario Rui, il ritorno di Zielinski là nella mediana con Lobotka che sa già quello che lo attende e anche ieri ha provato delle soluzioni tattiche per uscire fuori dalla gabbia che Pioli gli ha piazzato nel match del Maradona. Spalletti ha fatto rivedere molto di quella gara alla squadra: gli errori, i movimenti di Leao, le mosse di Bennacer a uomo su Lobotka, Krunic sacrificato su Zielinski. Ha mostrato ad Anguissa come Tonali lo ha imbavagliato. Insomma c'è tanto lavoro in queste ultime ore. Con i tifosi mobilitati e un segnale di distensione inviato dalla curva A a quelli del Milan che, nel match con l'Empoli, avevano mostrato solidarietà agli ultrà azzurri. «L'onore ha un senso anche tra nemici». Partita sotto osservazione e ad alto rischio, come sempre tra Milan e Napoli. Arbitra il rumeno Istvan Kovacs. Due precedenti con il Genk e con il Barcellona, finiti in parità.