Simeone cuore di Napoli: «Difendiamo un'identità e io mi farò trovare sempre pronto»

«Garcia vuole che siamo sempre aggressivi, ha belle idee»

La grinta di Giovanni Simeone
La grinta di Giovanni Simeone
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Domenica 30 Luglio 2023, 09:00 - Ultimo agg. 31 Luglio, 07:36
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Cinquemila persone in tribuna, e fuori al Patini ne sono rimasti almeno altre duemila che il biglietto non sono riusciti a comprarlo. Febbre azzurra. Un febbrone, verrebbe da dire. Entusiasmo alle stelle, sembra il clima di una partita vera e non di una semplice amichevole. Week end da sold out per Castel di Sangro, ma difficile trovare una camera libera ovunque in zona. «Spero che riusciate a fare almeno 150mila presenze», è l'auspicio di Aurelio De Laurentiis. Ma se questo è l'inizio. I primi gol degli attaccanti veraci allietano il pomeriggio. Due doppiette di Osimhen e di Simeone. E il Cholito racconta a SkySport: «Garcia ha fatto i complimenti a tutta la squadra, ha detto che non si gioca solo in 11. Chi è entrato negli ultimi 30 minuti ha fatto bene. Ci ha detto di continuare così per tutta la stagione, sapendo che non ci sono 11 giocatori ma siamo un'intera squadra», racconta. Due gol in pochi minuti: «Ci tengo a dimostrare di poter essere all'altezza di questa squadra. Voglio fare gol, anche in amichevole e cercare di migliorarmi per farmi trovare pronto e per farmi vedere. La squadra ha giocatori forti, come è stato anche la passata stagione. Questa squadra ha tantissime cose molto buone ma la stagione è nuova. Dobbiamo dimostrare di essere forti anche nella prossima». Ripartire dallo scudetto, tentare l'impresa-bis: «Volevo giocare nel Napoli per mostrare che ci sono, che volevo far parte di questa squadra e questa famiglia. Quando il presidente mi ha mandato un messaggio, sono stato felice. Partiamo con l'idea di difendere un'identità, una squadra, una maglia. Quello che abbiamo fatto è stato grandissimo, ci aiuta ad avere fiducia, però adesso inizia una stagione. Vogliamo ripetere un grande anno con l'idea di vivere il presente difendendo la maglia e dando tutto». E sul nuovo allenatore. «Garcia vuole che siamo sempre aggressivi. Sono i primi giorni, sta tenendo l'idea del 4-3-3 e potrebbe anche cambiare vedendo tutti i giocatori. Noi dobbiamo adattarci, il mister ha belle idee». 

Spietato. Proprio non riesce a passarci sopra. O forse è una tattica per scavare ancora più un solco tra sé e Spalletti. In ogni caso, mai una carezza, una parola di tenerezza per l'ex allenatore andato altrove. Per De Laurentiis, la magnifica ossessione resta la Champions. E quelle gare che Lucianone non è mai riuscito a mettere sulla retta via. E allora il presidente del Napoli, invece di darci un taglio una volta per tutte, prende al volo l'assist involontario del presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio e va alla carica: «Tu non devi fare al posto mio promesse da marinaio, perché quando dici la Champions...

La Champions è questione di fortuna! Lo 0-4 di Napoli-Milan mi è rimasto non qui (sullo stomaco? In gola?, ndr)». Passo e (non) chiudo. Perché mischia il ko in campionato (il Napoli aveva 22 punti di vantaggio) con la doppia sfida nei quarti della coppa con le grandi orecchie. La verità è che De Laurentiis davvero ci sperava di prendere per le orecchie la coppa ed è evidente che nel suo racconto, la debacle al Maradona, i 4 gol presi in quella gara che non aveva alcun peso per le sorti della serie A, ha invece dato poi coraggio ai rossoneri.

 

I vertici di Poste Italiane battezzano l'annullo del francobollo che celebra il terzo scudetto: «È per me fonte di orgoglio celebrare la vittoria dello Scudetto tramite l'annullo di un francobollo a noi dedicato». C'è il direttore di Poste Italiane della Provincia dell'Aquila Daniele Evangelisti. «C'è stato l'orgoglio di aprire il nostro stadio al pubblico nel 2020, il primo evento italiano dopo il lockdown con la presenza di spettatori», ricorda il sindaco di Castel di Sangro, Angelo Caruso. De Laurentiis sa come incensare chi gli sta vicino: «Se a Dimaro sono andati 80mila persone, qui ne devono venire almeno 150mila». 

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