Demme, sorpresa Napoli a Riad: titolare con la Fiorentina?

Senza Anguissa e Cajuste, prende quota la candidatura

Diego Demme
Diego Demme
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Lunedì 15 Gennaio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 16 Gennaio, 07:38
3 Minuti di Lettura

Non era fuori rosa, ma era come se lo fosse. Era divenuto, pur non volendolo, un oggetto misterioso, il reietto, il non gradito, la settima scelta di centrocampo. Con Garcia non ha giocato mai, con Mazzarri ha fatto una apparizione sporadica in Coppa Italia. Poi, d'un tratto, scavando il fondo del barile, a furia di infortunati, eccolo spuntare dalla panchina, Diego Demme. E cambiare volto alla partita con la Salernitana. Con umiltà, sacrificio e sete di rivincita. Sono due anni che vive ai margini. Quest'anno, pur senza dirlo ufficialmente, Demme era ai margini: in attesa che qualcuno se lo prendesse prima del 30 giugno, giorno della scadenza del contratto che non ha mai rinnovato anche per via della carta d'identità e dei 32 anni di età. Ma l'uomo ha mostrato il suo valore: ha dato il cento per cento una volta in campo, altro che trasferimento. La vittoria con la Salernitana porta il suo nome. Ed è una prestazione che obbliga Mazzarri a prenderlo in considerazione contro la Fiorentina in Supercoppa: chiaro, l'aut aut di De Laurentiis porta a tenerlo ancora fuori ma a Riad c'è una tale emergenza numerica che spinge Walterone a tenerlo in considerazione. Chi in campo, sennò? Gaetano ha pagato il prezzo dell'esordio, Zielinski è stato aggregato ma deve dimostrare di avere la testa qui. Senza Anguissa e Cajuste, con Lindstrom che non viene proprio preso in considerazione, ecco che la soluzione potrebbe essere proprio il redivivo Demme. 

L'inverno di Demme dura da due anni e mezzo: si fece male a luglio del 2021 in amichevole con la Pro Vercelli.

Erano i giorni del passaggio di consegna da Gattuso (per cui era un intoccabile) a Spalletti, che stava costruendo la grande bellezza. Esplode Lobotka e Demme finisce nel dimenticatoio. Passa dalle 57 presenze con Ringhio in un anno e mezzo alle 32 gare con il tecnico che ha portato il Napoli nella leggenda. Demme è in un limbo, un cono d'ombra sospeso tra ciò che non è potuto diventare e ciò che non sarà più. Avrebbe voluto dare una mano nel momento di crisi anche a Garcia, ma il francese - aziendalista e di parola - aveva garantito a De Laurentiis che lo avrebbe ignorato. E così ha sempre fatto. Mazzarri non può farlo: ha la squadra decimata e ha bisogno di Diego. Non è un caso che il Maradona si infiammi per un Diego. Peraltro Demme si chiama così proprio in onore del grande Pibe de Oro. Il padre, calabrese, è un tifoso azzurro. E Demme, allora capitano del Lipsia, decise di lasciare la Germania per approdare al Napoli, proprio per rispetto del suo papà. «Avrei fatto qualsiasi cosa nella vita pur di indossare questa maglia», disse al suo arrivo. Ma ha dimostrato che quelle parole d'amore non erano solo chiacchiere al vento: testa bassa e pedalare, per farla breve. E ha mandato un messaggio ai compagni. Mazzarri, con il suo ingresso, con la sua mossa quasi disperata, ha guadagnato autorevolezza. Come giocare con lui? Il 4-2-3-1 sembra la mossa della disperazione, ma potrebbe essere la sorpresa di Coppa Italia. Una suggestione. Ma a Demme serve un premio. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA