CrimiNapoli / 43: l'omicidio del pedofilo ordinato da Cutolo: «I bambini non si toccano»

CrimiNapoli / 43: l'omicidio del pedofilo ordinato da Cutolo: «I bambini non si toccano»
di Gigi Di Fiore
Venerdì 16 Settembre 2022, 14:00 - Ultimo agg. 14:09
5 Minuti di Lettura

«Ed ora nascono i giustizieri napoletani» scriveva Gianni Campili sul “Mattino” del 14 aprile 1981. Commentava un'altra drammatica vicenda legata alla Nuova camorra organizzata (la Nco) di Raffaele Cutolo. La sentenza di morte, eseguita senza appello, contro un presunto pedofilo accusato dai magistrati, ma poi scarcerato per mancanza di indizi. Una decisione non condivisa dalla Nco cutoliana che fece giustizia: “La camorra non ammette che si tocchino i bambini” diceva il messaggio lanciato da un anonimo a telefono alla redazione del quotidiano napoletano.

Il fatto

Il 13 gennaio del 1981, a Somma Vesuviana fu denunciata la scomparsa di una bambina di dieci anni che tornava da scuola. Si chiamava Raffaella Esposito. Per due mesi, sulla sua sorte regnò l'incertezza. Poi, il 13 marzo, il corpicino della ragazzina venne trovato in una cisterna a San Gennarello a Ottaviano, non lontano dal paese del boss Cutolo. Nessuna violenza, accerta l'autopsia, ma alcuni testimoni dichiararono che Raffaelle era stata vista salire su una Fiat 127 rossa. Il pm Lucio Di Pietro interroga proprio l'unico proprietario in zona di un'auto di quel tipo: Giovanni Castiello, 37 anni, operaio sposato con due figli. Contro di lui, però, non ci sono indizi sufficienti a arrestarlo.

E l'uomo viene rilasciato.

L'uccisione

Il 13 aprile, mentre l'uomo andava a piedi al lavoro, dinanzi la casa della madre a Sant'Anastasia fu affrontato da un killer della Nco. Almeno tre colpi, diretti sul corpo e sul volto, che lo uccisero subito..Un'ora dopo il delitto, arrivò una telefonata alla redazione del “Mattino” in via Chiatamone. Era la rivendicazione. La voce maschile disse con tono fermo: «La camorra ha giustiziato l'assassino della piccola Raffaella Esposito; i bambini non si toccano». 

 

Un'iniziativa violenta preceduta, un mese e mezzo prima, da una lettera scritta da Pasquale D'Amico, uno dei luogotenenti di Cutolo, sempre al “Mattino”. Era un chiaro avvertimento e una presa di distanze dalla morte della piccola che aveva fatto molta impressione in tutta l'area vesuviana controllata dalla Nco che si proponeva come garante della tranquillità e della male interpretata convivenza in tutta la Campania con le buone e molto con le cattive. La Nco come “istituzione criminale” alla ricerca di consensi diffusi e adesioni, uniche condizioni un grado di garantire complicità e connivenze sugli affari del racket e della droga. Aveva scritto D'Amico nella sua lettera arrivata nella redazione di via Chiatamone: «Chi ha sequestrato la piccola Raffaella deve lasciarla subito libera. Chi appartiene alla vera camorra è uomo d'onore, estraneo a tutti i tipi di rapimenti, pronti ad ammazzare per un fatto simile».

Il simbolo

Un'avvisaglia chiara, per un delitto poi eseguito con precisi simbologie: la scelta del giorno 13 come il 13, di gennaio, era la data del rapimento della piccola Raffaella; lo sfregio dei colpi scaricato in prima battuta sul volto a renderlo irriconoscibile in una maschera di sangue con una P38. La Nco aveva condannato senza attenuanti, né appello, ritenendo sufficienti gli elementi raccolti dalla magistratura. Aveva fatto la sua giustizia, dando soddisfazione al padre della piccola, un venditore ambulante che, con i suoi familiari, aveva raccolto una ventina id milioni per avere notizia sulla bambina prima che ne venisse scoperto il cadavere.

Video

Con l'agguato mortale a Castiello, la Nco dava nuovo ossigeno alle sue caratteristiche “ideologiche”: una camorra di Robin Hood, della povera gente, vendicatrice con metodi spicci, violenta contro i nemici e i rappresentanti istituzionali che le si oppongono.

Scrisse Gianni Campili nel suo commento di prima pagina: «Si sprofonda nelle tenebre di società primordiali, nella giustizia sommaria, nel linciaggio, nella legge del taglione». E ancora e con più chiarezza: «Preoccupante che il ruolo di vendicatori e giustizieri starebbero assumendo gli uomini della camorra, favoriti probabilmente da certe suggestioni letterarie e filmiche. I cupi tribunali di questa società criminale per condannare, si sa, non hanno bisogno di prove e l'unica pena prevista, anche questo si sa, è la morte».

Le altre puntate di CrimiNapoli 

I matrimoni delle figlie di Lovigino 

La rapina alla Banca della provincia di Napoli 

La camorra al cinema dal Padrino a Gomorra

La mattanza degli avvocati 

L'agguato a Necco 

Il racket delle pizzerie 

Le vittime di lupara bianca 

I grandi boss scomparsi dietro le sbarre

L'aggressione a Giuliano nel carcere di Procida

La dissociazione dei grandi boss 

Tutti i bambini vittime della camorra

Quando il commando dei killer colpisce al mare

I bunker dei latitanti di camorra 

Come la Spagna divenne rifugio dei clan di camorra

Pupetta Maresca e le lettere a Pascalone 'e Nola

Da Sibillo a De Micco, i tatuaggi della camorra

Le donne del clan Giuliano 

'O malommo e la grazia di Saragat 

Quei boss che scelsero il suicidio 

Quando il boss Cutolo scriveva poesie 

Da Silvia a Lucia, storie di donne contro la camorra

Cutolo e il fondo di Ciro Paglia sul Mattino

Lucky Luciano e il giallo della morte 

Setola e la stagione stragista dei Casalesi 

L'aereo della camorra contro Ferlaino 

Quando la camorra usava le autobombe

Zaza e i signori del contrabbando 

La clamorosa fuga di Autorino e Cesarano 

Navarra, il re di Poggioreale 

Alfieri e il falso rapimento del figlio 

La strage del Rapido 904 

Nuvoletta e la masseria delle decisioni di sangue 

Russo e la poesia per il capoclan 

Barracano e i guappi che ispirarono Eduardo 

La morte dell'agente D'Addario 

Cutolo e il massacro in carcere 

La vera storia della conchiglia di Maradona 

Anceschi, il maggiore di Mussolini 

Joe Petrosino, il poliziotto buono 

Abbatemaggio, il primo pentito 

© RIPRODUZIONE RISERVATA