Non solo le occupazioni di case popolari, strappate a chi ne aveva avuto l’assegnazione regolare. I clan della camorra hanno anche tentato di accaparrarsi, senza diritto, una cappella gentilizia al grande cimitero di Poggioreale a Napoli. Una cappella di famiglia, dove riunire tutti i morti del clan. Compresi quelli vittime di guerre di camorra.
L'occupazione
Se ne accorsero per caso i dipendenti comunali. Era il marzo del 2017. Su una cappella nella sezione nuovissima del cimitero di Poggioreale al giardino numero 31, su una cappella da assegnare in concessione compare la scritta grande “Famiglia Vastarella”. Non risulta che quella cappella, che ha la concessione scaduta e da riassegnare per i 99 anni previsti dalla legge, sia stata regolarmente affidata a una famiglia Vastarella. Basta poco per capire che si tratta proprio del clan camorristico che ancora è presente nel quartiere Sanità. Un’occupazione abusiva. La sorpresa è ancora maggiore, con l’ingresso all’interno. Ci sono già sistemate una serie di lapidi con i nomi di alcuni morti di famiglia. In tutto cinque: il capostipite Vittorio, morto nel 1991 a 65 anni ma per motivi di salute. E poi la serie di lapidi su morti ammazzati. Come Ciro, il figlio di Vittorio morto quattro mesi dopo il padre ad appena 27 anni. Seduto a bere con un amico fuori casa a Capodimonte, fu vittima di un agguato. Poi Luigi, ucciso a 31 anni nel 1998 mentre saliva sulle scale del commissariato di polizia Dante per firmare il registro, nel rispetto dell’obbligo imposto dai magistrati. E infine il terzo morto ammazzato della famiglia, che in quel 2017 era stato ucciso da poco: Vittorio junior vittima di un agguato nell’agosto del 2016 in via San Vincenzo alla Sanità. Tre lapidi per tre morti di camorra, cui si aggiungevano le iscrizioni per i loro genitori, morti di malattia: Vittorio senior e la moglie Clementina morta nel 2011.
Il sospetto
Una rapida verifica della polizia locale guidata dal comandante Ciro Esposito, e si scopre che l’occupazione abusiva della cappella gentilizia era stata studiata per concludersi gradualmente. Prima le lapidi con l’individuazione dei posti, poi successivamente i corpi, sparsi in più punti del cimitero, sarebbero stati trasportati nella cappella di notte per non dare sospetti. E il clan Vastarella avrebbe avuto lustro e rispetto, con i suoi morti riuniti in un unico monumento funebre al cimitero proprio come le famiglie aristocratiche o quelle della ricca borghesia. Nulla di strano, se la cappella fosse stata assegnata con regolare in concessione. Invece, era stata occupata illegalmente.
La cappella viene sequestrata, mentre inizia la ricerca di chi aveva realizzato le lapidi in marmo con i nomi dei morti da trasportare. Il concessionario legittimo aveva cercato di vendere la cappella. La legge lo vieta e il concessionario aveva fatto ricorso al Tar perdendolo.
La concessione
Il Comune aveva cercato un nuovo concessionario, ma approfittando del vuoto di assegnazione, della cappella si impossessa il clan Vastarella. Naturalmente, dopo aver avuto una soffiata da qualcuno. Quando l’operazione viene scoperta, all’interno della cappella l’allestimento è a buon punto con le lapidi dei nomi incisi, quadri, stele di marmo. Mancavano solo i corpi da portarvi di notte senza dare sospetto con evidenti connivenze da scoprire.
«Sei stato l’esempio di vita per tutti noi. Amarti è stato facile, dimenticarti sarà impossibile», dice la scritta sulla porta d’ingresso della cappella sequestrata. Era del vecchio concessionario, i Vastarella avevano deciso di lasciarla per non creare troppi sospetti. È accaduto anche questo nel grande cimitero di Poggioreale. A pochi giorni dalla giornata dedicata ai morti con centinaia e centinaia di visite di parenti alle tombe dei loro familiari, questa storia della camorra napoletana andava ricordata.
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